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Viaggio nell'Infinita Bellezza

I giorni del lutto

Requiem Kv626 di Mozart

Mai come in questi giorni tutti gli italiani, evento più unico che raro ,si sono stretti nel sentimento del dolore per il lutto.
La morte improvvisa, inaspettata e dolorosa del "nostro" comune amico Fabrizio Frizzi ha esercitato una forte comunione di sentimenti, se non in tutti, nella stragrande maggioranza degli italiani.

La morte, di cui i medici cercano di scongiurare l'accadimento, e la fede che ci conforta nell'idea che comunque fa parte del percorso della vita, come traguardo immancabile, è per noi uomini mortali un evento doloroso che da sempre si è cercato di esorcizzare in tutti i modi e che ogni civiltà ha cercato di celebrare nei modi più diversi.

In questo momento mi torna in mente una frase degli antichi greci che per consolare le madri le quali vedevano morire sotto i propri occhi i figli in guerra ancora troppo giovani, erano solite dire: "Apotneskei Neos Oi Teoi Filusin" in greco antico, il cui senso è "Muoiono giovani coloro i quali sono cari agli Dei". Questa è una affermazione che, come mera consolazione, vale sempre e da sempre e che anche oggi aleggia nelle parole di molti di noi.

Ma se le espressioni verbali si rincorrono per la celebrazione del lutto, così non è per le espressioni musicali. Queste sono di competenza di pochi, di pochissimi direi, di coloro i quali sono stati designati dagli Dei, per regalare a noi semplici uomini comuni,momenti di vera sublimazione del dolore. Tutti i grandi compositori, sollecitati da eventi personali o comunitari, si sono provati nella composizione di musiche del dolore. In questo momento mi viene in mente la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi, composta in occasione della morte di Alessandro Manzoni, di cui l'amico Verdi condivideva gli ideali risorgimentali. O molto più di recente l'Adagio per archi di Samuel Barber.

In questo momento vorrei raccontarvi di una composizione che credo si possa chiamare la summa del dolore per il lutto: il Requiem Kv626 di Mozart. Secondo la tradizione il genio di Vienna compose l'opera poco prima della sua morte e si dice anche che non sia stato lui a terminare la stesura ma un suo fedelissimo allievo: pare sia stato proprio il fantasma della Morte a commissionare a Mozart il Requiem, affinché nei secoli futuri esso restasse una testimonianza imperitura del sentimento eterno del dolore della morte in musica.

Nell'ascolto tutti da sempre si ritrovano nella percezione del dolore e della sublimazione di tale sentimento con la ricerca di una consolazione spirituale. Ci sono tanti modi per esprimere il dolore e tanti sono stati e sono i modi di esprimere questo sentimento nell'Arte vedi i quadri di arte sacra di cui i grandi pittori italiani da Michelangelo a Raffaello si sono cimentati,e così gli scultori, e poi esiste il modo della Musica Eterna che raggiunge il cuore e fa vibrare le corde più profonde della nostra sensibilità,fino a spingerci al pianto.

Il Requiem si compone di 14 movimenti che così furono intitolati: Requiem Aeternum, Kyrie, Dies Irae, Tuba Mirum, Rex Tremendae, Recordare, Confutatis, Lacrimosa, Dominae Jesu Christie, Hostias, Sanctus, Benedictus, Agnus Dei, Lux Aeterna.

Raccontare di questa musica scritta così, in punto di morte, con la mente annebbiata dalla febbre, è raccontare del Genio di Mozart. Un dolore umano che produce con l'ispirazione una musica universale, che ogni volta che si ascolta nel coro sembra sollevarci al cospetto di Dio. Pensate soltanto al Dies Irae o al Confutatis o al Lacrimosa: tre minuti di Eterna Bellezza. Non credo sia necessario aggiungere altro. Vi invito all'ascolto del Requiem di Mozart.
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Rubrica di musica classica a cura di Antonio Marzano

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