Viaggio nell'Infinita Bellezza
L'ultima Sinfonia di Tchaikovsky: il testamento spirituale
Rubrica di musica classica a cura di Antonio Marzano
giovedì 16 gennaio 2020
8.53
Qualche giorno fa ho visto una trasmissione televisiva (occasione rarissima) sulla musica sinfonica. Il direttore d'orchestra Ezio Bosso ha illustrato la Sinfonia n° 6 di Tchaikovsky.
In realtà non ha illustrato tutta la Sinfonia - sarebbe stato impossibile - ma ha messo in evidenza attraverso il suono della partitura e la potenza e passione delle parole, alcuni passi importanti di quest'opera. Allora mi sono reso conto che una cosa è la passione per l'ascolto, un'altra è l'attenzione posta nei riguardi di un Maestro per imparare, apprezzare e stupirsi di tanto genio compositivo.
Occasione rarissima, poi, soprattutto se confrontata con le occasioni numerose di ascolto che ho potuto apprezzare nel mio viaggio in Giappone. Ahimè, quante storie mi ha insegnato quel benedetto viaggio: i 12 giorni trascorsi lì con mio figlio Giuseppe e la guida nipponica mi hanno lasciato un ricordo indelebile che, confrontato con l'Italia, continua a procurare un disagio notevole. E a proposito della musica classica, in tutti i negozi sia di Tokyo che di Kyoto, nei supermercati e all'interno dei piccoli ristoranti, ciò che si ascolta è musica classica.
Chopin, Beethoven, Mozart, Schubert... Il clima nei supermercati è sereno, gli acquirenti sorridono, i banconisti s'inchinano ogni volta che ci rivolge loro. E quando si accorgono che c'è uno straniero, un occidentale, sono ancora più corretti, più gentili, più educati.
Aggiungo questo: di certo, quando noi qui in Italia e meglio ancora al sud, siamo in un negozio, capita di dover rincorrere la commessa, alzare il tono di voce perché la musica spacca timpani, è ansiogena, ipertensiva, e nel momento in cui devi indossare qualcosa c'è sempre un altro avventore che inizia a parlare, a chiedere, a pontificare, mentre la confusione si fa esasperante. Se poi si decide di acquistare il capo ,o qualcosa di altro, la carta di credito viene presa senza attenzione e garbo, come se fosse la cosa più normale del mondo. In Giappone, al momento di tendere la carta di credito, la commessa sorride, fa un inchino e unendo le mani le porge come dovesse ricevere un'ostia. A pensarci bene sembra una fesseria, ma oltre l'educazione di fondo in quel gesto c'è tutto il rispetto e la deferenza per il cliente.
Ora, però ritorniamo a Tchaikovsky.
«In questa Sinfonia, senza esagerare, ho infuso tutta la mia anima» scrisse Tchaikovsky. Il genio compositivo ne scrisse in più di una occasione al nipote Vladimir e affidò a lui il testamento non solo materiale ma anche spirituale. Qualcuno ha affermato che la Sesta e ultima Sinfonia piuttosto che "Patetica", si sarebbe dovuta chiamare "Tragica".
La tragedia di un uomo che, a quel tempo, dovette lottare contro se stesso perché omosessuale, fino a rischiare e sfiorare il suicidio dopo la fine del matrimonio.
Ecco cosa ci ha lasciato il dolore della sofferenza. Buon ascolto.
In realtà non ha illustrato tutta la Sinfonia - sarebbe stato impossibile - ma ha messo in evidenza attraverso il suono della partitura e la potenza e passione delle parole, alcuni passi importanti di quest'opera. Allora mi sono reso conto che una cosa è la passione per l'ascolto, un'altra è l'attenzione posta nei riguardi di un Maestro per imparare, apprezzare e stupirsi di tanto genio compositivo.
Occasione rarissima, poi, soprattutto se confrontata con le occasioni numerose di ascolto che ho potuto apprezzare nel mio viaggio in Giappone. Ahimè, quante storie mi ha insegnato quel benedetto viaggio: i 12 giorni trascorsi lì con mio figlio Giuseppe e la guida nipponica mi hanno lasciato un ricordo indelebile che, confrontato con l'Italia, continua a procurare un disagio notevole. E a proposito della musica classica, in tutti i negozi sia di Tokyo che di Kyoto, nei supermercati e all'interno dei piccoli ristoranti, ciò che si ascolta è musica classica.
Chopin, Beethoven, Mozart, Schubert... Il clima nei supermercati è sereno, gli acquirenti sorridono, i banconisti s'inchinano ogni volta che ci rivolge loro. E quando si accorgono che c'è uno straniero, un occidentale, sono ancora più corretti, più gentili, più educati.
Aggiungo questo: di certo, quando noi qui in Italia e meglio ancora al sud, siamo in un negozio, capita di dover rincorrere la commessa, alzare il tono di voce perché la musica spacca timpani, è ansiogena, ipertensiva, e nel momento in cui devi indossare qualcosa c'è sempre un altro avventore che inizia a parlare, a chiedere, a pontificare, mentre la confusione si fa esasperante. Se poi si decide di acquistare il capo ,o qualcosa di altro, la carta di credito viene presa senza attenzione e garbo, come se fosse la cosa più normale del mondo. In Giappone, al momento di tendere la carta di credito, la commessa sorride, fa un inchino e unendo le mani le porge come dovesse ricevere un'ostia. A pensarci bene sembra una fesseria, ma oltre l'educazione di fondo in quel gesto c'è tutto il rispetto e la deferenza per il cliente.
Ora, però ritorniamo a Tchaikovsky.
«In questa Sinfonia, senza esagerare, ho infuso tutta la mia anima» scrisse Tchaikovsky. Il genio compositivo ne scrisse in più di una occasione al nipote Vladimir e affidò a lui il testamento non solo materiale ma anche spirituale. Qualcuno ha affermato che la Sesta e ultima Sinfonia piuttosto che "Patetica", si sarebbe dovuta chiamare "Tragica".
La tragedia di un uomo che, a quel tempo, dovette lottare contro se stesso perché omosessuale, fino a rischiare e sfiorare il suicidio dopo la fine del matrimonio.
Ecco cosa ci ha lasciato il dolore della sofferenza. Buon ascolto.