Viaggio nell'Infinita Bellezza
La terza sonata di Beethoven
«Capace di suscitare un profondo turbamento e di evocare, una riflessione sulla vita, sulle sue aspettative, sul dolore, sull'amore, sulla morte»
venerdì 10 maggio 2019
Per affrontare anche solo una semplice trattazione delle Sonate di Beethoven è necessario conoscere molto bene questa materia, conoscere molto bene l'arte compositiva dell'autore e riflettere su quali necessità abbiano spinto i cultori della materia musicale a dividere le 32 Sonate in gruppi diversi legati al periodo anagrafico della loro rispettiva composizione da parte del genio.
Il pianoforte, quale principe degli strumenti musicali, in queste straordinarie composizioni è l'unico ed eccelso protagonista in grado di suscitare emozioni uniche e profonde attraverso la percussione dei suoi ottantotto tasti.
Alla luce della promessa e dell'impegno che la pianista veronese Ilaria Loatelli ha contratto con l'associazione musicale Fonè, ho ascoltato la proposta musicale da lei stabilita con molta attenzione: tra le altre, la Sonata n° 3 di Beethoven. Composta intorno all'età di vent'anni durante il soggiorno viennese e perciò appartenente al primo periodo, se si escludono le Sonate composte nell'adolescenza.
Sono più eseguite, in genere, quelle denominate "Al chiaro di luna", "Patetica", "Appassionata". Questa Sonata n° 3 scelta dalla nota pianista non ha un suo specifico appellativo: è famosa anche se non eseguitissima come le altre. Eppure è capace di suscitare un profondo turbamento e di evocare, nel suo tragico secondo movimento (L'adagio), una riflessione sulla vita, sulle sue aspettative, sul dolore, sull'amore, sulla morte.
È molto difficile, al di là delle letture squisitamente tecniche, dare una spiegazione, un'interpretazione, anche solo un sentimento empatico che possa solo così avvicinarsi a tale genio compositivo. Solo rispetto e gratitudine!
Buon ascolto
Il pianoforte, quale principe degli strumenti musicali, in queste straordinarie composizioni è l'unico ed eccelso protagonista in grado di suscitare emozioni uniche e profonde attraverso la percussione dei suoi ottantotto tasti.
Alla luce della promessa e dell'impegno che la pianista veronese Ilaria Loatelli ha contratto con l'associazione musicale Fonè, ho ascoltato la proposta musicale da lei stabilita con molta attenzione: tra le altre, la Sonata n° 3 di Beethoven. Composta intorno all'età di vent'anni durante il soggiorno viennese e perciò appartenente al primo periodo, se si escludono le Sonate composte nell'adolescenza.
Sono più eseguite, in genere, quelle denominate "Al chiaro di luna", "Patetica", "Appassionata". Questa Sonata n° 3 scelta dalla nota pianista non ha un suo specifico appellativo: è famosa anche se non eseguitissima come le altre. Eppure è capace di suscitare un profondo turbamento e di evocare, nel suo tragico secondo movimento (L'adagio), una riflessione sulla vita, sulle sue aspettative, sul dolore, sull'amore, sulla morte.
È molto difficile, al di là delle letture squisitamente tecniche, dare una spiegazione, un'interpretazione, anche solo un sentimento empatico che possa solo così avvicinarsi a tale genio compositivo. Solo rispetto e gratitudine!
Buon ascolto