Viaggio nell'Infinita Bellezza
O tempora o Mores
Rubrica a cura di Antonio Marzano
lunedì 20 novembre 2023
7.57
Il 19 novembre un altro episodio di femminicidio che ha scosso tutti: nel ricordo di questa ode di Catullo che vi porgo c'è tutto un tempo ormai finito e costumi tragicamente cambiati.
Oggetto: CARME 8 – Catullo – tradotta da Salvatore Quasimodo –
"Povero Catullo, basta con le follie, ciò che è finito, convinciti, è finito. Un tempo brillarono per te limpidi giorni, quando correvi dove voleva la ragazza da te amata come nessuna sarà mai amata. E là quante dolcezze nei giochi d'amore, che tu volevi allora e lei non rifiutava. Davvero brillarono per te limpidi giorni! Ma ora non vuole più e tu cerca di vincerti e mostrati indifferente come lei e non seguire i suoi passi se ti fugge e non tormentarti più, ma, ostinato resisti. Addio fanciulla, ormai Catullo è deciso, non tornerà a cercarti, non ti vuole per forza. Ma tu soffrirai, se non sei desideratati pentirai, perfida! Che vita sarà la tua? Chi ora verrà da te? E per chi sarai bella? E chi amerai? E di chi si dirà che tu sei? Chi bacerai? A chi morderai le labbra? Ma tu, Catullo, ostinato, resisti."
Lo sbiadito ricordo liceale di Catullo è riaffiorato prepotentemente dopo la lettura occasionale e a me sconosciuta di questa poesia. La traduzione di Quasimodo ha reso al meglio la sua eterna bellezza e la frase: Un tempo brillarono per te limpidi giorni è di una struggente universalità. Ciò conferma che nonostante i secoli trascorsi, la poetica con la P maiuscola non è mai cambiata e di quanto i sentimenti umani siano immutabili. È un messaggio universale che può essere letto, o meglio che può essere riletto, in tante accezioni. E magari, per la giovinezza, ma anche per l'età matura. Non che sia convinto di ciò che dico, tutt'altro, ma può avere un fondamento l'idea che non è del tutto sbagliato affermare che proprio quando nella età matura, spenti i desideri, appannate le pulsioni, offuscati i ricordi, si sente il bisogno di riprendere nella mente, almeno quelli più forti, i momenti più vissuti, le trasgressioni più potenti? Ma ahimè tutto è confinato in un recesso imbutiforme, buio e quasi inaccessibile ed a nulla valgono il tentativo, lo sforzo di ri-percepirli. Ma che poi una emozione può riprendere vigore all'improvviso come un violento nubifragio è vero.
È di qualche giorno fa la notizia di un caro amico, un professionista affermato, sposato con due figli, dedito da sempre alla famiglia ed al lavoro, impegnato anche e con successo alla politica nella sua comunità, senza dare nessun segno, ha lasciato moglie e figli e si è trasferito dalla nuova compagna. A chi gli ha chiesto cosa fosse mai successo ha risposto: «Mi sono innamorato di nuovo!!»
Ma poi sarà proprio vero che né gli oggetti, né le persone dopo un certo numero di anni, possono regalare un impulso alla giovinezza vissuta male, o peggio non vissuta affatto? Il tempo copre di un telo grigio ed opaco il senso della vita ed è veramente impegnativo cercare di ritagliarsi anche solo un tratto di questo telo e sostituirlo con un raso azzurro. Ma ora ritornando alla poesia di Catullo: sembra di vivere un giorno d'estate: la stagione dell'amore, dell'amore totale e perdutamente coinvolgente. Della passione che non conosce ostacoli e divieti, delle risate, delle corse, dei baci, delle carezze, di ciò che in quel momento si vive appieno e che poi così, finisce, perché deve finire. Catullo lo dice a sé stesso di essere ostinato, di accettare l'idea che la sua amata l'ha abbandonato ma di quanto sia difficile accettare questo rifiuto. Ma... poi, nei primi lunghissimi tempi dolorosi, caro amico, senti il bisogno di riprendere tutti questi sentimenti, ma non è possibile e la sofferenza rimane a far parte di te come una amica silenziosa. Ed è solo nella maturità che in parte percepisci un velo di consolazione quando nel leggere tale poesia sei rapito e accarezzato da tanta sublime poetica. Il passato è passato, non ritorna e non potrebbe mai ritornare e se mai, come accade qualche volta ritorna, non né ha lo stesso sapore, lo stesso profumo, la stessa bellezza, lo stesso amore. E allora mi viene da dire: vivi il tuo tempo appieno a qualsiasi età, con il rispetto ma con la gioia, con la prudenza ma con lo slancio, con la riflessione, ma con la passione. Questo è il tempo che Catullo ha, nella sofferenza, sublimato. E se inaspettatamente dovesse riaffiorare, non rinunciare, non rimandare, affinché poi tu non abbia rimpianti. Vivi la vita nel pieno della sua forza.
Ed un'altra considerazione mi viene da fare e questa, anche se ispirata dalla poesia di Catullo, è tragica. "Ostinato resisti" scrive Catullo. Ora non solo di fronte ad un abbandono, nessuno dice a sé stesso: ostinato resisti, piuttosto ho il diritto di riprendermi tutto e se non posso con le parole lo farò con la forza e se dovesse rifiutare la sopprimerò! Non so se oggi esiste qualcuno che di fronte ad un rifusosi piega su se stesso, chiedendosi di recuperare tutte le energie per non solo accettare la sconfitta, ma con il tempo, il sacrificio, la rinuncia e convivendo con il dolore, sia in grado poi di raggiungere la vittoria.
E soprattutto senza rancore, senza desiderio di vendetta, quanto piuttosto accettare che la responsabilità della sconfitta non è dell'altra, ma è solo personale.
È ancora un valore tutto ciò, anzi direi... è un valore?
Oggetto: CARME 8 – Catullo – tradotta da Salvatore Quasimodo –
"Povero Catullo, basta con le follie, ciò che è finito, convinciti, è finito. Un tempo brillarono per te limpidi giorni, quando correvi dove voleva la ragazza da te amata come nessuna sarà mai amata. E là quante dolcezze nei giochi d'amore, che tu volevi allora e lei non rifiutava. Davvero brillarono per te limpidi giorni! Ma ora non vuole più e tu cerca di vincerti e mostrati indifferente come lei e non seguire i suoi passi se ti fugge e non tormentarti più, ma, ostinato resisti. Addio fanciulla, ormai Catullo è deciso, non tornerà a cercarti, non ti vuole per forza. Ma tu soffrirai, se non sei desideratati pentirai, perfida! Che vita sarà la tua? Chi ora verrà da te? E per chi sarai bella? E chi amerai? E di chi si dirà che tu sei? Chi bacerai? A chi morderai le labbra? Ma tu, Catullo, ostinato, resisti."
Lo sbiadito ricordo liceale di Catullo è riaffiorato prepotentemente dopo la lettura occasionale e a me sconosciuta di questa poesia. La traduzione di Quasimodo ha reso al meglio la sua eterna bellezza e la frase: Un tempo brillarono per te limpidi giorni è di una struggente universalità. Ciò conferma che nonostante i secoli trascorsi, la poetica con la P maiuscola non è mai cambiata e di quanto i sentimenti umani siano immutabili. È un messaggio universale che può essere letto, o meglio che può essere riletto, in tante accezioni. E magari, per la giovinezza, ma anche per l'età matura. Non che sia convinto di ciò che dico, tutt'altro, ma può avere un fondamento l'idea che non è del tutto sbagliato affermare che proprio quando nella età matura, spenti i desideri, appannate le pulsioni, offuscati i ricordi, si sente il bisogno di riprendere nella mente, almeno quelli più forti, i momenti più vissuti, le trasgressioni più potenti? Ma ahimè tutto è confinato in un recesso imbutiforme, buio e quasi inaccessibile ed a nulla valgono il tentativo, lo sforzo di ri-percepirli. Ma che poi una emozione può riprendere vigore all'improvviso come un violento nubifragio è vero.
È di qualche giorno fa la notizia di un caro amico, un professionista affermato, sposato con due figli, dedito da sempre alla famiglia ed al lavoro, impegnato anche e con successo alla politica nella sua comunità, senza dare nessun segno, ha lasciato moglie e figli e si è trasferito dalla nuova compagna. A chi gli ha chiesto cosa fosse mai successo ha risposto: «Mi sono innamorato di nuovo!!»
Ma poi sarà proprio vero che né gli oggetti, né le persone dopo un certo numero di anni, possono regalare un impulso alla giovinezza vissuta male, o peggio non vissuta affatto? Il tempo copre di un telo grigio ed opaco il senso della vita ed è veramente impegnativo cercare di ritagliarsi anche solo un tratto di questo telo e sostituirlo con un raso azzurro. Ma ora ritornando alla poesia di Catullo: sembra di vivere un giorno d'estate: la stagione dell'amore, dell'amore totale e perdutamente coinvolgente. Della passione che non conosce ostacoli e divieti, delle risate, delle corse, dei baci, delle carezze, di ciò che in quel momento si vive appieno e che poi così, finisce, perché deve finire. Catullo lo dice a sé stesso di essere ostinato, di accettare l'idea che la sua amata l'ha abbandonato ma di quanto sia difficile accettare questo rifiuto. Ma... poi, nei primi lunghissimi tempi dolorosi, caro amico, senti il bisogno di riprendere tutti questi sentimenti, ma non è possibile e la sofferenza rimane a far parte di te come una amica silenziosa. Ed è solo nella maturità che in parte percepisci un velo di consolazione quando nel leggere tale poesia sei rapito e accarezzato da tanta sublime poetica. Il passato è passato, non ritorna e non potrebbe mai ritornare e se mai, come accade qualche volta ritorna, non né ha lo stesso sapore, lo stesso profumo, la stessa bellezza, lo stesso amore. E allora mi viene da dire: vivi il tuo tempo appieno a qualsiasi età, con il rispetto ma con la gioia, con la prudenza ma con lo slancio, con la riflessione, ma con la passione. Questo è il tempo che Catullo ha, nella sofferenza, sublimato. E se inaspettatamente dovesse riaffiorare, non rinunciare, non rimandare, affinché poi tu non abbia rimpianti. Vivi la vita nel pieno della sua forza.
Ed un'altra considerazione mi viene da fare e questa, anche se ispirata dalla poesia di Catullo, è tragica. "Ostinato resisti" scrive Catullo. Ora non solo di fronte ad un abbandono, nessuno dice a sé stesso: ostinato resisti, piuttosto ho il diritto di riprendermi tutto e se non posso con le parole lo farò con la forza e se dovesse rifiutare la sopprimerò! Non so se oggi esiste qualcuno che di fronte ad un rifusosi piega su se stesso, chiedendosi di recuperare tutte le energie per non solo accettare la sconfitta, ma con il tempo, il sacrificio, la rinuncia e convivendo con il dolore, sia in grado poi di raggiungere la vittoria.
E soprattutto senza rancore, senza desiderio di vendetta, quanto piuttosto accettare che la responsabilità della sconfitta non è dell'altra, ma è solo personale.
È ancora un valore tutto ciò, anzi direi... è un valore?