Vincenzo Vivarini, tecnico del Bari
Vincenzo Vivarini, tecnico del Bari
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Bisceglie-Bari, appunti e note per passare alla storia

Analisi ed aspettative sull'atteso derby coi galletti

Tanto vicine a livello territoriale ma tanto lontane in termini di obiettivi e risultati. Per il Bisceglie la sfida con il Bari è considerata la madre di tutte le sfide e indipendentemente dal risultato, la giornata di domenica 10 novembre sarà di diritto consegnata negli annali della storia nerazzurro stellata.

In campo due team con una grande voglia di emergere e risalire: gli stellati di mister Pochesci per scappare via dalle sabbie mobili dei playout, i galletti di Vincenzo Vivarini per provare a respirare meglio le vette più alte del girone C di serie C; una rincorsa rallentata da tre pareggi consecutivi che hanno dato fiato alla fuga della Reggina.

Il club nerazzurro cercherà di presentarsi al banchetto con il miglior vestito possibile, in fase di cucitura già al Pinto di Caserta durante i sedicesimi di finale della Coppa Italia: il 3-5-2 assodato dovrà risultare il più propositivo possibile con rilevanti anelli di congiunzione sul campo (Camporeale può essere positivamente schierato a supporto di Zibert e Murolo rendendo eccellente il proprio rendimento, ndr) e sorprese di formazione che possono far piacere alla tifoseria.

In questo pomeriggio speciale tutti sperano in una inedita coppia offensiva che potrebbe dare vitalità al bucolico attacco biscegliese: a fianco del top scorer Gatto si auspicherebbe il primo ingresso dal fischio d'inizio per Giulio Ebagua, ex di turno che non ha effettivamente lasciato il segno nella sua esperienza in capoluogo ma che può creare non qualche grattacapo alla retroguardia biancorossa. Il tutto valutabile sulla base delle condizioni fisiche dell'italo-nigeriano ma il solo pensiero di non averlo visto in campo con la Casertana potrebbe far sperare bene.

Da verificare anche le condizioni di Mady Abonckelet non convocato nell'ultimo impegno ufficiale e ormai diventato elemento imprescindibile per le geometrie nella zona nevralgica del campo.

Un gioco che dovrà essere sempre a viso aperto ed in queste occasioni storiche il Bisceglie si è da sempre esaltato, contro un gruppo che fa dell'attacco totale con ampia gestione del possesso palla la sua arma migliore.

Il Bari di Vivarini ha beneficiato di netti miglioramenti rispetto alla gestione Cornacchini, il quale si è forse fatto schiacciare dal peso di enormi responsabilità a riguardo degli obiettivi di una grande piazza, ma ancora deve raggiungere in toto il modo di giocare a cui ha sempre aspirato.

Infermeria importante e congestionata nelle fila baresi; tanto male fa l'assenza dell'amato ex Eugenio D'Ursi, che in appena cinque mesi nella prima metà del 2018 ha deliziato la platea del Gustavo Ventura con velocità e opportunismo, ancora alle prese con un problema all'adduttore da quasi quattro settimane. Oltre a lui out anche Scavone ma dai box scalpitano delle riserve che possono fare veramente male come Terrani (migliore in campo nel 2-2 con la Vibonese, ndr), Neglia, Ferrari e Floriano, poco utilizzati all'avvento del tecnico teatino.

Nel suo 3-5-2 di teramana esperienza, assetto dalla quale sono emersi due centravanti saliti alla ribalta della serie A come Donnarumma e Lapadula, potrebbero trovare una maglia dal primo minuto Frattali, Sabbione, Di Cesare, Perrotta, Berra, Hamlili, Schiavone, Awua, Costa, nonché il duo propositivo stellare Antenucci-Simeri.

Moduli speculari, quindi: altro elemento in comune per due squadre e due comunità che sembrano sempre più vicine, ora più che mai.
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