Calcio
Intervento di Francesco Boccia sulla vicenda Bisceglie-Bari
«Farò tutto quello è nelle mie possibilità per difendere la storia del Bisceglie e la città»
Italia - venerdì 20 luglio 2018
14.05
Il suo intervento pubblico era atteso. Non che in queste ore Francesco Boccia fosse rimasto inoperoso: fra i primi esponenti politici di rilievo nazionale contattati in merito all'intricata vicenda del titolo sportivo di Serie C del Bisceglie, il parlamentare del Partito Democratico ha messo subito a disposizione le sue competenze e i suoi ottimi uffici affinché si potessero evitare pericolosi salti nel buio
«Alla fine lo sport vince sempre. Nonostante le ingerenze degli uomini attraverso l'esercizio sbagliato del potere, nonostante la tentazione della supremazia del business e l'accondiscendenza dei palazzi, le vecchie regole dello sport prevalgono perché sono sempre la sintesi di cuore, passione e merito» ha affermato l'ex presidente della Commissione bilancio della Camera dei deputati.
«Sono nato a Bisceglie e come tutti i biscegliesi sono orgoglioso di esserlo. Come ogni biscegliese che ama il calcio ho sulla pelle quella maglia che è un mix di ricordi dell'infanzia, senso di appartenenza, odori del "Gustavo Ventura" ed emozioni che solo il calcio dilettantistico sa trasmettere. Quando da ragazzo ho indossato quella maglia, la sensazione era quella di chi aveva ottenuto il massimo dalla vita.
Come ogni biscegliese e come la stragrande maggioranza dei pugliesi cresciuti nella vecchia e grande provincia di Bari, il Bari o meglio la Bari era come la nazionale. Se per i giocatori o i tifosi della squadra locale (Bisceglie, Trani, Molfetta e tutte le altre) la pelle era nerazzurra, stellata o biancazzurra, la maglia che metteva tutti d'accordo perché rappresentava l'orgoglio di una regione intera era quella biancorossa!
Siamo tutti cresciuti così, con quella passione che solo i bambini sanno vivere e sentire e grazie alla magia dello sport più bello del mondo, quel modo di concepire il calcio ti resta dentro per sempre, anche quando si è anziani. Per questo ci infervoriamo nelle discussioni, esultiamo come matti per un goal, ci abbracciamo per una vittoria o diventiamo tristi per una sconfitta. Alla fine però tutto rientra in quel mosaico straordinario che ci fa dire sempre: in campo non si può barare, emergono i valori. Alla lunga le vittorie e le sconfitte hanno sempre una loro logica.
Per queste e tante altre ragioni, la proposta shock di trasformare il Bisceglie nel Bari ha mandato in tilt tutti. In un colpo solo e con una logica che non c'entra nulla con le regole dello sport si è pensato di evitare una sconfitta dolorosa per tutti noi pugliesi, come il fallimento del Bari, con la cancellazione del principale valore su cui si fonda lo sport e il calcio: il merito.
L'errore di valutazione del presidente del Bisceglie, Nicola Canonico, è stato clamoroso. Forse per eccesso di passione per il Bari e convinto di aver dato tanto al Bisceglie ha ritenuto di poter trasformare una squadra nell'altra. Ma le squadre di calcio non sono dei prodotti. Ogni squadra è la storia fatta da persone con le loro vite. Quelle dei calciatori, degli allenatori e dei presidenti ma ancor di più quelle dei tifosi, di chi c'è e di chi non c'è più. La storia di migliaia di persone a Bisceglie come a Bari non si cancella con un tratto di penna né con un'operazione societaria. Parliamo di due squadre che hanno oltre un secolo di storia.
Tanta roba, direbbero i ragazzi della curva nord, troppa per poter essere dimenticata in nome di una categoria in più da far fare al Bari che deve giustamente ripartire. Ma a Bari i tifosi sono cresciuti a pane, pallone e merito e sanno più di chiunque altro che quando si perde ci si rialza in campo e si torna a vincere in campo. Il Bari ripartirà dalla D e tornerà un giorno in A, perché quello è il posto che merita la città e quella storia straordinaria.
Il Bisceglie, anche grazie a Nicola Canonico, vive la favola della Lega Pro che io ho sempre continuato a chiamare Serie C. La vive oggi perché c'è stato un mix straordinario tra città, tifosi e una società sana, cosa non semplice e non scontata in un tempo in cui sono scomparse tante squadre storiche.
Ma questa Lega Pro che il sindaco Angarano ha difeso con fermezza scrivendo immediatamente alla Figc è anche l'approdo di decenni di sacrifici, soldi, sudore, sangue, chilometri percorsi e vite sacrificate. Dovrei citarne tantissimi ma vado a memoria e mi scuso con i tanti che non cito, tra loro Marino Monterisi, Lucio Palazzo, Pasquale Musci, Carlo Ferrante e centinaia di dirigenti che hanno lavorato nell'ombra. Per non parlare dei biscegliesi che con orgoglio hanno indossato la maglia da Spina e Di Corrado ad Aldo Papagni, Renzo Ferrante, Pinuccio Grosso e per le ultime generazioni cito Raffaele Simone su tutti e decine di biscegliesi per i quali la squadra è storia, orgoglio e passione.
Sono sicuro che la Federazione garantirà al sindaco di Bisceglie il rispetto delle regole e dei principi che regolano il calcio e lo sport. Bari partirà dalla D con l'orgoglio dei baresi, che è quello di tutti i pugliesi, e il Bisceglie continuerà il suo cammino sportivo in C. Poi, come sempre, sarà solo il campo a dirci se meritiamo di restarci o meno. Spero che il cammino possa continuare con lo stesso presidente Canonico, nonostante tutto. Se non dovesse accadere, la città ringrazierà e guarderà avanti così come ha sempre fatto dal 1913 a oggi. Personalmente farò tutto quello che è nelle mie possibilità per difendere la storia del Bisceglie e la città».
«Alla fine lo sport vince sempre. Nonostante le ingerenze degli uomini attraverso l'esercizio sbagliato del potere, nonostante la tentazione della supremazia del business e l'accondiscendenza dei palazzi, le vecchie regole dello sport prevalgono perché sono sempre la sintesi di cuore, passione e merito» ha affermato l'ex presidente della Commissione bilancio della Camera dei deputati.
«Sono nato a Bisceglie e come tutti i biscegliesi sono orgoglioso di esserlo. Come ogni biscegliese che ama il calcio ho sulla pelle quella maglia che è un mix di ricordi dell'infanzia, senso di appartenenza, odori del "Gustavo Ventura" ed emozioni che solo il calcio dilettantistico sa trasmettere. Quando da ragazzo ho indossato quella maglia, la sensazione era quella di chi aveva ottenuto il massimo dalla vita.
Come ogni biscegliese e come la stragrande maggioranza dei pugliesi cresciuti nella vecchia e grande provincia di Bari, il Bari o meglio la Bari era come la nazionale. Se per i giocatori o i tifosi della squadra locale (Bisceglie, Trani, Molfetta e tutte le altre) la pelle era nerazzurra, stellata o biancazzurra, la maglia che metteva tutti d'accordo perché rappresentava l'orgoglio di una regione intera era quella biancorossa!
Siamo tutti cresciuti così, con quella passione che solo i bambini sanno vivere e sentire e grazie alla magia dello sport più bello del mondo, quel modo di concepire il calcio ti resta dentro per sempre, anche quando si è anziani. Per questo ci infervoriamo nelle discussioni, esultiamo come matti per un goal, ci abbracciamo per una vittoria o diventiamo tristi per una sconfitta. Alla fine però tutto rientra in quel mosaico straordinario che ci fa dire sempre: in campo non si può barare, emergono i valori. Alla lunga le vittorie e le sconfitte hanno sempre una loro logica.
Per queste e tante altre ragioni, la proposta shock di trasformare il Bisceglie nel Bari ha mandato in tilt tutti. In un colpo solo e con una logica che non c'entra nulla con le regole dello sport si è pensato di evitare una sconfitta dolorosa per tutti noi pugliesi, come il fallimento del Bari, con la cancellazione del principale valore su cui si fonda lo sport e il calcio: il merito.
L'errore di valutazione del presidente del Bisceglie, Nicola Canonico, è stato clamoroso. Forse per eccesso di passione per il Bari e convinto di aver dato tanto al Bisceglie ha ritenuto di poter trasformare una squadra nell'altra. Ma le squadre di calcio non sono dei prodotti. Ogni squadra è la storia fatta da persone con le loro vite. Quelle dei calciatori, degli allenatori e dei presidenti ma ancor di più quelle dei tifosi, di chi c'è e di chi non c'è più. La storia di migliaia di persone a Bisceglie come a Bari non si cancella con un tratto di penna né con un'operazione societaria. Parliamo di due squadre che hanno oltre un secolo di storia.
Tanta roba, direbbero i ragazzi della curva nord, troppa per poter essere dimenticata in nome di una categoria in più da far fare al Bari che deve giustamente ripartire. Ma a Bari i tifosi sono cresciuti a pane, pallone e merito e sanno più di chiunque altro che quando si perde ci si rialza in campo e si torna a vincere in campo. Il Bari ripartirà dalla D e tornerà un giorno in A, perché quello è il posto che merita la città e quella storia straordinaria.
Il Bisceglie, anche grazie a Nicola Canonico, vive la favola della Lega Pro che io ho sempre continuato a chiamare Serie C. La vive oggi perché c'è stato un mix straordinario tra città, tifosi e una società sana, cosa non semplice e non scontata in un tempo in cui sono scomparse tante squadre storiche.
Ma questa Lega Pro che il sindaco Angarano ha difeso con fermezza scrivendo immediatamente alla Figc è anche l'approdo di decenni di sacrifici, soldi, sudore, sangue, chilometri percorsi e vite sacrificate. Dovrei citarne tantissimi ma vado a memoria e mi scuso con i tanti che non cito, tra loro Marino Monterisi, Lucio Palazzo, Pasquale Musci, Carlo Ferrante e centinaia di dirigenti che hanno lavorato nell'ombra. Per non parlare dei biscegliesi che con orgoglio hanno indossato la maglia da Spina e Di Corrado ad Aldo Papagni, Renzo Ferrante, Pinuccio Grosso e per le ultime generazioni cito Raffaele Simone su tutti e decine di biscegliesi per i quali la squadra è storia, orgoglio e passione.
Sono sicuro che la Federazione garantirà al sindaco di Bisceglie il rispetto delle regole e dei principi che regolano il calcio e lo sport. Bari partirà dalla D con l'orgoglio dei baresi, che è quello di tutti i pugliesi, e il Bisceglie continuerà il suo cammino sportivo in C. Poi, come sempre, sarà solo il campo a dirci se meritiamo di restarci o meno. Spero che il cammino possa continuare con lo stesso presidente Canonico, nonostante tutto. Se non dovesse accadere, la città ringrazierà e guarderà avanti così come ha sempre fatto dal 1913 a oggi. Personalmente farò tutto quello che è nelle mie possibilità per difendere la storia del Bisceglie e la città».