Calcio
Il dialogo quasi impossibile con Canonico e gli interrogativi irrisolti
L'incontro pubblico tra la dirigenza e i tifosi mette in chiaro la situazione ma il destino del club è nelle mani del suo proprietario
Italia - mercoledì 18 luglio 2018
10.01
Non è stato semplice domare gli istinti.
Giuliano Mastrototaro e Francesco De Martino (che hanno preso la parola), Carlo Alberto Ruggieri, Vito Pellegrini, Andrea Di Buduo, Francesco D'Azzeo, Massimo Mastrapasqua, Vincenzo Racanati avrebbero potuto sfogarsi e lasciarsi andare a quelle considerazioni che, per quanto rappresentative di uno stato d'animo comprensibile, nulla aggiungerebbero al dolore che centinaia di tifosi del Bisceglie hanno provato nelle ultime ore.
Meglio alzarsi tutti in piedi e onorare la bandiera nerazzurrostellata, come ha chiesto (e ottenuto) proprio De Martino all'inizio di un incontro che definire conferenza stampa è persino improprio, dato che le domande andrebbero rivolte a chi ha causato il danno e non a chi, incolpevolmente, rischia di pagarne le conseguenze a caro prezzo.
L'auditorium Santa Croce di via Giulio Frisari, gremito all'inverosimile, ha fatto da cornice alla feroce contestazione nei confronti di Nicola Canonico, che proprio in quel luogo due anni fa, il 16 luglio del 2016, fu trionfalmente accolto al suo rientro alla guida del Bisceglie calcio. L'acqua passata sotto i ponti, nel frattempo, è divenuta talmente putrida che è impossibile immaginare una qualsiasi ricucitura del rapporto tra l'imprenditore e la piazza biscegliese. I rapporti sono rotti per sempre.
«Canonico si è preoccupato solo di se stesso» ha evidenziato De Martino, visibilmente provato e commosso. L'uomo (e il dirigente) pugnalato, tradito, illuso, violato, tutt'uno coi tifosi e coi suoi compagni di un'avventura che nessuno vorrebbe al capolinea. Le espressioni sui loro visi sono tirate, la rabbia nei loro corpi evidente. Bisogna tenere il polso fermo e provare a ragionare, pur se fa male constatare di non essere stati nemmeno ringraziati, dal loro (ex) presidente, per tutti i sacrifici compiuti al suo fianco, per aver tenuto in piedi un Bisceglie lasciato in prognosi riservata dall'inconcludente gestione Ingrosso, per aver vinto un campionato di Serie D insieme, per aver contribuito a risolvere mille e una questione tecnica, burocratica, pratica nella complicata stagione di salita sul proscenio del calcio professionistico. Niente.
La ferita non sarà mai più rimarginabile. Canonico, che piaccia o no, ha il coltello dalla parte del manico. Il titolo è nelle sue disponibilità: è lui, con altri componenti della sua famiglia (ma in minima parte), a controllare l'intero pacchetto azionario dell'A. S. Bisceglie srl. Il difficilissimo compito di provare a intavolare una trattativa con l'imprenditore edile affinché ceda il titolo è stato affidato al sindaco Angelantonio Angarano, la cui lucidità è capacità di mediazione saranno risorse fondamentali in queste fasi così delicate e di intenso fervore. Il primo cittadino le proverà tutte com'è nel suo carattere battagliero ancor prima che per il ruolo che ha appena cominciato a ricoprire ma quanto risulterà efficace esercitare una moral suasion nei confronti di un proprietario che ha più volte dimostrato di non voler transigere sui suoi interessi?
La Federcalcio, con ogni probabilità, respingerà la richiesta di cambio della denominazione e dei colori sociali dell'A. S. Bisceglie sotto la spinta popolare delle rimostranze di due tifoserie: l'esecrazione con cui i sostenitori del Bari hanno accolto l'ipotesi di un passaggio del titolo, respingendo in modo perentorio la proposta di Canonico, ritenuta inaccettabile e indegna, è una prova di quella mentalità ultras spesso bistrattata. Meglio l'inferno di una Serie D con le trasferte vietate di Picerno, Pomigliano e Cerignola che una soluzione tampone a spese dei 105 anni di storia del calcio biscegliese. Un rifiuto netto che ha di fatto spiazzato e bloccato Nicola Canonico: la sua squadra non potrà giocare al "San Nicola", non avrà il "Gustavo Ventura" e non potrà, per evidenti ragioni, usufruire dello stadio "degli Ulivi" di Andria.
Domenica 6 agosto, fra diciannove giorni, avrà inizio la Coppa Italia di Serie C. Su quale campo la squadra dal nome sospeso disputerà l'eventuale gara interna del primo turno di quella competizione? Con quale assetto societario? Con quali calciatori? Il ritiro di Alfedena proseguirà? Ciro Ginestra e lo staff tecnico (peraltro non ufficializzato) resteranno al loro posto? E gli atleti più forti del roster? Le risposte a questi interrogativi saranno la cartina tornasole delle prospettive e delle velleità di chi spera ancora di poter fare calcio professionistico a Bisceglie. Qualora non fossero in linea con le aspettative della piazza, bene sta facendo la dirigenza a ipotizzare qualsiasi soluzione differente, malgrado la situazione non permetta, allo stato attuale delle cose, di avanzare una richiesta di ammissione a un campionato inferiore. L'A. S. Bisceglie srl, sotto il profilo economico, è in buona salute e ha presentato regolare domanda di iscrizione al torneo di Serie C. Il lodo Petrucci si può evocare solo in caso di fallimento. Le prossime mosse di Canonico saranno decisive.
Giuliano Mastrototaro e Francesco De Martino (che hanno preso la parola), Carlo Alberto Ruggieri, Vito Pellegrini, Andrea Di Buduo, Francesco D'Azzeo, Massimo Mastrapasqua, Vincenzo Racanati avrebbero potuto sfogarsi e lasciarsi andare a quelle considerazioni che, per quanto rappresentative di uno stato d'animo comprensibile, nulla aggiungerebbero al dolore che centinaia di tifosi del Bisceglie hanno provato nelle ultime ore.
Meglio alzarsi tutti in piedi e onorare la bandiera nerazzurrostellata, come ha chiesto (e ottenuto) proprio De Martino all'inizio di un incontro che definire conferenza stampa è persino improprio, dato che le domande andrebbero rivolte a chi ha causato il danno e non a chi, incolpevolmente, rischia di pagarne le conseguenze a caro prezzo.
L'auditorium Santa Croce di via Giulio Frisari, gremito all'inverosimile, ha fatto da cornice alla feroce contestazione nei confronti di Nicola Canonico, che proprio in quel luogo due anni fa, il 16 luglio del 2016, fu trionfalmente accolto al suo rientro alla guida del Bisceglie calcio. L'acqua passata sotto i ponti, nel frattempo, è divenuta talmente putrida che è impossibile immaginare una qualsiasi ricucitura del rapporto tra l'imprenditore e la piazza biscegliese. I rapporti sono rotti per sempre.
«Canonico si è preoccupato solo di se stesso» ha evidenziato De Martino, visibilmente provato e commosso. L'uomo (e il dirigente) pugnalato, tradito, illuso, violato, tutt'uno coi tifosi e coi suoi compagni di un'avventura che nessuno vorrebbe al capolinea. Le espressioni sui loro visi sono tirate, la rabbia nei loro corpi evidente. Bisogna tenere il polso fermo e provare a ragionare, pur se fa male constatare di non essere stati nemmeno ringraziati, dal loro (ex) presidente, per tutti i sacrifici compiuti al suo fianco, per aver tenuto in piedi un Bisceglie lasciato in prognosi riservata dall'inconcludente gestione Ingrosso, per aver vinto un campionato di Serie D insieme, per aver contribuito a risolvere mille e una questione tecnica, burocratica, pratica nella complicata stagione di salita sul proscenio del calcio professionistico. Niente.
La ferita non sarà mai più rimarginabile. Canonico, che piaccia o no, ha il coltello dalla parte del manico. Il titolo è nelle sue disponibilità: è lui, con altri componenti della sua famiglia (ma in minima parte), a controllare l'intero pacchetto azionario dell'A. S. Bisceglie srl. Il difficilissimo compito di provare a intavolare una trattativa con l'imprenditore edile affinché ceda il titolo è stato affidato al sindaco Angelantonio Angarano, la cui lucidità è capacità di mediazione saranno risorse fondamentali in queste fasi così delicate e di intenso fervore. Il primo cittadino le proverà tutte com'è nel suo carattere battagliero ancor prima che per il ruolo che ha appena cominciato a ricoprire ma quanto risulterà efficace esercitare una moral suasion nei confronti di un proprietario che ha più volte dimostrato di non voler transigere sui suoi interessi?
La Federcalcio, con ogni probabilità, respingerà la richiesta di cambio della denominazione e dei colori sociali dell'A. S. Bisceglie sotto la spinta popolare delle rimostranze di due tifoserie: l'esecrazione con cui i sostenitori del Bari hanno accolto l'ipotesi di un passaggio del titolo, respingendo in modo perentorio la proposta di Canonico, ritenuta inaccettabile e indegna, è una prova di quella mentalità ultras spesso bistrattata. Meglio l'inferno di una Serie D con le trasferte vietate di Picerno, Pomigliano e Cerignola che una soluzione tampone a spese dei 105 anni di storia del calcio biscegliese. Un rifiuto netto che ha di fatto spiazzato e bloccato Nicola Canonico: la sua squadra non potrà giocare al "San Nicola", non avrà il "Gustavo Ventura" e non potrà, per evidenti ragioni, usufruire dello stadio "degli Ulivi" di Andria.
Domenica 6 agosto, fra diciannove giorni, avrà inizio la Coppa Italia di Serie C. Su quale campo la squadra dal nome sospeso disputerà l'eventuale gara interna del primo turno di quella competizione? Con quale assetto societario? Con quali calciatori? Il ritiro di Alfedena proseguirà? Ciro Ginestra e lo staff tecnico (peraltro non ufficializzato) resteranno al loro posto? E gli atleti più forti del roster? Le risposte a questi interrogativi saranno la cartina tornasole delle prospettive e delle velleità di chi spera ancora di poter fare calcio professionistico a Bisceglie. Qualora non fossero in linea con le aspettative della piazza, bene sta facendo la dirigenza a ipotizzare qualsiasi soluzione differente, malgrado la situazione non permetta, allo stato attuale delle cose, di avanzare una richiesta di ammissione a un campionato inferiore. L'A. S. Bisceglie srl, sotto il profilo economico, è in buona salute e ha presentato regolare domanda di iscrizione al torneo di Serie C. Il lodo Petrucci si può evocare solo in caso di fallimento. Le prossime mosse di Canonico saranno decisive.