Calcio
Il Meridione calcistico e quel rebus da risolvere chiamato crisi
Aspetti finanziari e responsabilità sociali del calcio al Sud nel mirino di un meeting promosso dal Rotary Club di Bisceglie
Bisceglie - sabato 18 novembre 2017
11.57
Quinta azienda più proficua del Paese, così economicamente potente da riuscire non solo ad offrire lavoro ad oltre cinquanta mila giovani ma, con i suoi oltre seicento milioni di euro di ricavi, capace di far alzare il valore del Pil italiano da sola.
Sono solo alcuni dei dati relativi al mondo del calcio esposti dall'ex manager di Sisa, Parmalat e Rinascente Pasquale D'Addato nel corso del meeting "Le società di calcio, tra aspetti finanziari e responsabilità sociali dell'impresa calcio al sud" organizzato dal Rotary Club di Bisceglie.
Una questione, quella meridionale, particolarmente sentita tra gli ospiti: «La crisi non permette lo sviluppo del calcio al Meridione», ha affermato Francesco Franchi, imprenditore e dirigente di spicco del volley mondiale, il quale ha analizzato quella che è una «situazione resa estremamente complicata» non solo dal poco interesse che il governo mostra nei confronti dello sport, reo «di non investire sulla sicurezza e sul lavoro», ma anche, dal punto di vista amministrativo, dalle difficoltà presentate dalla politica italiana nel rilasciare «una valida legge sull'impiantistica sportiva», che permetterebbe finanziamenti adatti alle esigenze delle squadre meridionali.
Problemi strutturali che, se associati a quelli sociali ed economici «costringono molte amministrazioni comunali a staccare la spina e a ricominciare», ha dichiarato l'ex presidente della Federcalcio Giancarlo Abete, tra gli ospiti più illustri della serata di venerdì 17 presso Roma Intangibile. «Non è un caso se il calcio al sud risente notevolmente la crisi del nostro Paese iniziata 7 anni fa», che ha portato non solo ad un raddoppio del tasso di povertà, ma ad una vera situazione di deficit causata dalle insufficienze economiche del sistema finanziario che regola il mondo del calcio.
La soluzione? «Ripartire dai giovani» secondo Vito Tisci, massimo dirigente di Figc Puglia e del settore giovanile nazionale, che ha posto in attenzione «i tanti soldi, oltre nove milioni di euro, spesi per finanziare i vivai» anche nel Meridione, dove tuttavia «è solo grazie ai sacrifici dei presidenti se le squadre riescono ad andare avanti», combattendo contro la crisi che ha colpito il mondo del pallone. Eppure ciò non basta per Marcel Vulpis, collaboratore di numerose emittenti televisive, tra le quali Rai Sport e SkyTg24: «In Italia servono persone nuove, che possano portare progetti nuovi» ha ammesso il famoso giornalista sportivo; «Nel nostro Paese c'è un serio problema di competitività nei vari settori e, solo dopo essere entrati nel mercato globale e globalizzato del mondo ci accorgiamo di quanto siamo indietro economicamente rispetto ad altre nazioni europee» ha aggiunto.
Tra gli ospiti anche alcune battute sulla mancata qualificazione dell'Italia ai Mondiali 2018: «Non ci sono bastate quell'identità sociale, quelle tradizioni e quella fedeltà che contraddistinguono il calcio italiano da quello delle altre nazioni» ha dichiarato Abete, sottolineando comunque che l'accesso alla competizione iridata «lo si determina in relazione al presente, non al passato»: un chiaro riferimento a chi rimpiange il passato per affrontare l'attuale difficile realtà della nazionale italiana.
Sono solo alcuni dei dati relativi al mondo del calcio esposti dall'ex manager di Sisa, Parmalat e Rinascente Pasquale D'Addato nel corso del meeting "Le società di calcio, tra aspetti finanziari e responsabilità sociali dell'impresa calcio al sud" organizzato dal Rotary Club di Bisceglie.
Una questione, quella meridionale, particolarmente sentita tra gli ospiti: «La crisi non permette lo sviluppo del calcio al Meridione», ha affermato Francesco Franchi, imprenditore e dirigente di spicco del volley mondiale, il quale ha analizzato quella che è una «situazione resa estremamente complicata» non solo dal poco interesse che il governo mostra nei confronti dello sport, reo «di non investire sulla sicurezza e sul lavoro», ma anche, dal punto di vista amministrativo, dalle difficoltà presentate dalla politica italiana nel rilasciare «una valida legge sull'impiantistica sportiva», che permetterebbe finanziamenti adatti alle esigenze delle squadre meridionali.
Problemi strutturali che, se associati a quelli sociali ed economici «costringono molte amministrazioni comunali a staccare la spina e a ricominciare», ha dichiarato l'ex presidente della Federcalcio Giancarlo Abete, tra gli ospiti più illustri della serata di venerdì 17 presso Roma Intangibile. «Non è un caso se il calcio al sud risente notevolmente la crisi del nostro Paese iniziata 7 anni fa», che ha portato non solo ad un raddoppio del tasso di povertà, ma ad una vera situazione di deficit causata dalle insufficienze economiche del sistema finanziario che regola il mondo del calcio.
La soluzione? «Ripartire dai giovani» secondo Vito Tisci, massimo dirigente di Figc Puglia e del settore giovanile nazionale, che ha posto in attenzione «i tanti soldi, oltre nove milioni di euro, spesi per finanziare i vivai» anche nel Meridione, dove tuttavia «è solo grazie ai sacrifici dei presidenti se le squadre riescono ad andare avanti», combattendo contro la crisi che ha colpito il mondo del pallone. Eppure ciò non basta per Marcel Vulpis, collaboratore di numerose emittenti televisive, tra le quali Rai Sport e SkyTg24: «In Italia servono persone nuove, che possano portare progetti nuovi» ha ammesso il famoso giornalista sportivo; «Nel nostro Paese c'è un serio problema di competitività nei vari settori e, solo dopo essere entrati nel mercato globale e globalizzato del mondo ci accorgiamo di quanto siamo indietro economicamente rispetto ad altre nazioni europee» ha aggiunto.
Tra gli ospiti anche alcune battute sulla mancata qualificazione dell'Italia ai Mondiali 2018: «Non ci sono bastate quell'identità sociale, quelle tradizioni e quella fedeltà che contraddistinguono il calcio italiano da quello delle altre nazioni» ha dichiarato Abete, sottolineando comunque che l'accesso alla competizione iridata «lo si determina in relazione al presente, non al passato»: un chiaro riferimento a chi rimpiange il passato per affrontare l'attuale difficile realtà della nazionale italiana.