Calcio
Le parole di Canonico e il futuro del Bisceglie
La città cominci a immaginare come farsi carico del "dopo"
Italia - sabato 29 febbraio 2020
11.15
Nicola Canonico ha fatto sapere di essere interessato all'acquisizione del Taranto. Quali ragioni lo spingano a ipotizzare un'operazione di questo tipo sono piuttosto chiare e comprensibili.
Le parole utilizzate dall'imprenditore di Palo del Colle rispetto all'attuale situazione del Bisceglie, club di cui è proprietario, non dovrebbero sorprendere nessuno.
Il patron nerazzurro ritiene di essere a un punto di non ritorno e sentirsi privo di stimoli. È convinto di aver compiuto un miracolo calcistico portando la squadra dall'Eccellenza alla Serie C. Sostiene che nel calcio non esista la riconoscenza. Tutte cose evidenti e vere, al punto che, sinceramente, non c'era alcun bisogno di un'intervista per attestarle.
Il "silenzio stampa" stabilito per i tesserati nerazzurri a seguito della chiusura del rapporto con Sandro Pochesci è, paradossalmente, una delle scelte più sensate che il presidente potesse compiere. Cosa potremmo mai chiedere a persone - rispettabilissime, per carità - che sappiamo tutti non avere alcuna voce in capitolo nelle scelte tecniche? A quali domande potrebbe risponderci chi non ha il potere di fare una formazione?
Meglio così. Perché rincorrere capricci e decisioni frutto di irruenza non è certo il top per dei giornalisti che hanno anche altri argomenti ben più seri e concreti di cui occuparsi. Dedicare spazio alla messa fuori squadra di tre calciatori per "scarso impegno" (curiosità: ma come si stabilisce? E chi lo stabilisce?) sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti dei veri tifosi biscegliesi, gli unici incolpevoli in tutta questa caciara.
Seguendo un filo logico, a questo punto, sarebbe ragionevole attendersi, da Canonico, la consegna del diritto sportivo (sia esso ancora a partecipare a un campionato professionistico o no) ai rappresentanti dell'amministrazione comunale una volta conclusa la stagione e rispettati, da parte del proprietario dimissionario, tutti gli impegni economici assunti nei confronti di calciatori, componenti dello staff e altri soggetti interessati. Toccherebbe poi alla città, in senso lato, farsi carico del "dopo".
Nicola Canonico vada a far calcio dove crede più opportuno: gli si può solo augurare di avere maggiore feeling con l'ambiente che troverà altrove. L'auspicio più fervido, ci sia permesso, lo meritano i sostenitori nerazzurri, che hanno già sofferto abbastanza. Si parli chiaro, almeno a loro.
Le parole utilizzate dall'imprenditore di Palo del Colle rispetto all'attuale situazione del Bisceglie, club di cui è proprietario, non dovrebbero sorprendere nessuno.
Il patron nerazzurro ritiene di essere a un punto di non ritorno e sentirsi privo di stimoli. È convinto di aver compiuto un miracolo calcistico portando la squadra dall'Eccellenza alla Serie C. Sostiene che nel calcio non esista la riconoscenza. Tutte cose evidenti e vere, al punto che, sinceramente, non c'era alcun bisogno di un'intervista per attestarle.
Il "silenzio stampa" stabilito per i tesserati nerazzurri a seguito della chiusura del rapporto con Sandro Pochesci è, paradossalmente, una delle scelte più sensate che il presidente potesse compiere. Cosa potremmo mai chiedere a persone - rispettabilissime, per carità - che sappiamo tutti non avere alcuna voce in capitolo nelle scelte tecniche? A quali domande potrebbe risponderci chi non ha il potere di fare una formazione?
Meglio così. Perché rincorrere capricci e decisioni frutto di irruenza non è certo il top per dei giornalisti che hanno anche altri argomenti ben più seri e concreti di cui occuparsi. Dedicare spazio alla messa fuori squadra di tre calciatori per "scarso impegno" (curiosità: ma come si stabilisce? E chi lo stabilisce?) sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti dei veri tifosi biscegliesi, gli unici incolpevoli in tutta questa caciara.
Seguendo un filo logico, a questo punto, sarebbe ragionevole attendersi, da Canonico, la consegna del diritto sportivo (sia esso ancora a partecipare a un campionato professionistico o no) ai rappresentanti dell'amministrazione comunale una volta conclusa la stagione e rispettati, da parte del proprietario dimissionario, tutti gli impegni economici assunti nei confronti di calciatori, componenti dello staff e altri soggetti interessati. Toccherebbe poi alla città, in senso lato, farsi carico del "dopo".
Nicola Canonico vada a far calcio dove crede più opportuno: gli si può solo augurare di avere maggiore feeling con l'ambiente che troverà altrove. L'auspicio più fervido, ci sia permesso, lo meritano i sostenitori nerazzurri, che hanno già sofferto abbastanza. Si parli chiaro, almeno a loro.