Nicola Canonico in lacrime al termine di Trastevere-Bisceglie (1-2). <span>Foto Emmanuele Mastrodonato</span>
Nicola Canonico in lacrime al termine di Trastevere-Bisceglie (1-2). Foto Emmanuele Mastrodonato
Calcio

Riconoscenza, questa sconosciuta!

I tifosi contestano Nicola Canonico, il presidente risponde

Chi mi conosce lo sa: non amo esprimere giudizi a caso, odio metter bocca dove non mi compete e la mia opinione la condivido e la difendo solo quando mi viene espressamente chiesta.

Ma oggi non riesco a tacere. Martedì sera, in occasione della gara di Coppa tra Bisceglie e Virtus Francavilla, non ero allo stadio ma ho letto di cose che fanno male al calcio.

Nicola Canonico non è certo una persona che ha bisogno di essere difesa: vorrei perciò ricordare perché dovremmo essere grati al presidente del Bisceglie anziché contestarlo o, peggio, offenderlo.

Ricordo chiaramente le ultime giornate del campionato di Serie D 2015-2016. E non penso di essere l'unica. A tratti sembrava che la squadra non si sarebbe salvata. Ricordo chiaramente Claudio De Luca, l'allenatore del miracolo-salvezza. Ricordo calciatori andar via da Bisceglie a stagione in corso perché non esisteva una dirigenza che potesse dare le benché minime certezze economiche.

Ricordo la gioia dei tifosi, quando a luglio del 2016 Nicola Canonico riprese in mano la situazione iscrivendo in extremis il team nerazzurro al campionato di Serie D. «Pensare che il Bisceglie stesse fallendo è stato come immaginare un'analoga sorte per la mia azienda» dichiarò in uno straripante auditorium di Santa Croce, alla presentazione della nuova società. Un atto di amore verso questi colori e questa città. Un gesto importante, per cui dovremmo (l'uso del condizionale è d'obbligo) essere ancora riconoscenti.

Vi siete mai chiesti dove sarebbe questo Bisceglie oggi senza Nicola Canonico? No, non ve lo siete chiesti, ne sono sicura. Il 7 maggio scorso, al termine di una stagione esaltante, iniziata in ritardo, una stagione difficile, fatta di penalizzazioni, di sconfitte ma soprattutto di grandi vittorie, tutti noi esultavamo e festeggiavamo l'agognato ritorno in Serie C. Solo tre mesi dopo già sono iniziati i mugugni: "Ma che giocatori sono stati comprati?", "Gli abbonamenti sono troppo costosi", "Devo andare fino ad Andria per vedere il Bisceglie?", "Non si può giocare di sabato/Non si può giocare a quell'ora" eccetera, eccetera, eccetera. Non credo siano sciocchezze ma vedo un filo di ipocrisia in questi commenti.

La Serie D era "uno schifo", non la categoria in cui il Bisceglie merita di stare: un posto in Serie C ce lo siamo guadagnati a fatica e adesso già ci rifiutiamo di andare allo stadio. Permettetemi di essere un po' perplessa.
Non lo sapevamo che disputare un campionato professionistico avrebbe significato un aumento dei costi?
Non lo sapevamo una delle conseguenze del professionismo sarebbe stata la sottoscrizione della tessera del tifoso?
Certo che lo sapevamo ma è meglio, a volte, far finta di niente e portare avanti inutili proteste. Sì, inutili! Le tifoserie organizzate di altre società, di squadre di Serie A hanno già provato a manifestare contro la tessera del tifoso, senza ottenere risultati e allo stadio ci vanno tutte le domeniche. Perché quelli del Bisceglie dovrebbero essere diversi?

L'idea che Nicola Canonico al termine di questa stagione voglia prendersi un po' di tempo per chiedersi "Chi me lo fa fare ancora?" è lecita, visto che i sacrifici e l'impegno che quest'uomo sta mettendo per mandare avanti questa squadra nessuno sa o vuole riconoscerli.
Se non siamo in grado di sostenere una società che ci ha portati per mano al professionismo, ha allestito una rosa competitiva che ci sta facendo giocare un signor campionato, beh... allora vuol dire che non meritiamo la Serie C, anzi non meritiamo proprio nulla, perché l'ingratitudine, a mio modo di vedere, è davvero brutta e va ripagata con la stessa moneta.
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