Cultura
Addio a Michela Murgia, voce libera
La scrittrice si è spenta nella notte all'età di 51 anni. Da quattro lottava contro un tumore al quarto stadio
Bisceglie - venerdì 11 agosto 2023
9.30
Nella notte di san Lorenzo, si è spenta a Roma la scrittrice Michela Murgia. A maggio aveva rivelato ad Aldo Cazzullo di essere affetta da un tumore ormai al quarto stadio con metastasi in diverse parti del corpo e aveva iniziato a raccontare la sua malattia in incontri pubblici e pezzi scritti che altro non erano se non una nitida fotografia di un momento che si potrebbe definire "difficile", per usare un eufemismo. Ha provato, anche in questa circostanza, a decostruire uno stereotipo - quello della malattia - attraverso il "semplice" (anche qui si deve usare un eufemismo) uso delle parole.
Da sempre, col suo lavoro ha cercato di accendere una luce sulla questione femminista dal punto di vista sociale, politico, morale. Più che scrittrice, infatti, ha sempre preferito definirsi attivista. Ha usato la scrittura per portare avanti le battaglie che riteneva fondamentali, provando a smuovere le coscienze di chi aveva di fronte, fossero anche detrattori (o detrattrici). È stata la prima a usare un simbolo grafico, la schwa (ə) in un articolo su "L'Espresso" per indicare un gruppo di persone miste, senza dover usare il maschile sovraesteso, ha provato per anni a scardinare e far comprendere il senso del "privilegio" di cui godono gli individui maschi in una società in cui la parità di genere sembra sempre di più una lotta di supremazia tra i generi. Ha sempre sostenuto che «tutto è politica» e ha portato avanti questa idea con coerenza, fino all'ultimo istante.
Negli ultimi mesi, la sua vita privata era però diventata più interessante delle battaglie a cui si era dedicata fino a quel momento. La scelta di vivere in una famiglia queer, di sposarsi "in articulo mortis" per poter godere di diritti che diversamente non avrebbe ottenuto, sono stati al centro della discussione - social e non solo - per settimane. Come se si trattasse di temi che riguardavano altri al di fuori di quel nucleo famigliare.
Una vita dedicata all'attivismo, alla lotta per il riconoscimento dei diritti di tutte e tutti, prestando la voce a chi una voce non l'aveva. Mancheranno la sua sagacia, la sua intelligenza e la sua capacità di usare le parole.
Oggi siamo tutti un po' più poveri.
Ma anche questo è un luogo comune, che forse a Michela Murgia non sarebbe piaciuto.
Da sempre, col suo lavoro ha cercato di accendere una luce sulla questione femminista dal punto di vista sociale, politico, morale. Più che scrittrice, infatti, ha sempre preferito definirsi attivista. Ha usato la scrittura per portare avanti le battaglie che riteneva fondamentali, provando a smuovere le coscienze di chi aveva di fronte, fossero anche detrattori (o detrattrici). È stata la prima a usare un simbolo grafico, la schwa (ə) in un articolo su "L'Espresso" per indicare un gruppo di persone miste, senza dover usare il maschile sovraesteso, ha provato per anni a scardinare e far comprendere il senso del "privilegio" di cui godono gli individui maschi in una società in cui la parità di genere sembra sempre di più una lotta di supremazia tra i generi. Ha sempre sostenuto che «tutto è politica» e ha portato avanti questa idea con coerenza, fino all'ultimo istante.
Negli ultimi mesi, la sua vita privata era però diventata più interessante delle battaglie a cui si era dedicata fino a quel momento. La scelta di vivere in una famiglia queer, di sposarsi "in articulo mortis" per poter godere di diritti che diversamente non avrebbe ottenuto, sono stati al centro della discussione - social e non solo - per settimane. Come se si trattasse di temi che riguardavano altri al di fuori di quel nucleo famigliare.
Una vita dedicata all'attivismo, alla lotta per il riconoscimento dei diritti di tutte e tutti, prestando la voce a chi una voce non l'aveva. Mancheranno la sua sagacia, la sua intelligenza e la sua capacità di usare le parole.
Oggi siamo tutti un po' più poveri.
Ma anche questo è un luogo comune, che forse a Michela Murgia non sarebbe piaciuto.