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Un pediatra sul web

Amore e morte

Rubrica a cura del dottor Antonio Marzano - Pediatra di famiglia

Sono a casa quando squilla il cellulare e sul display leggo il nome del mio amico collega Mario.
La suoneria continua a trillare mentre mi chiedo di cosa possa aver bisogno il mio amico, medico come me, pediatra come me e a differenza mia, che sarei in pensione, ancora in servizio.
Magari è solo per un saluto, ci dividono non meno di 600 km ed è trascorso parecchio tempo dall'ultima telefonata.

«Ciao Mario, che piacere sentirti, come stai?»
«Ciao Tonio. Io bene e tu? Ti godi la pensione? Per me ci vogliono ancora due anni...»
«E allora lavora!» gli rispondo con un piglio forte ma affettuoso.
«Si hai ragione... lavoro.»
«Ma - dico - che mi dici?»
«Senti Tonio ho deciso di confidarmi con te, perché siamo amici, perché sei lontano e perché hai la mia stessa sensibilità!»
«Comincio a preoccuparmi...e allora?»
«Qualche mese fa in occasione di un congresso "balneare" ho avuto l'occasione di incontrare e salutare tanti colleghi, ma con una in particolare, manco a dirlo, ho stabilito subito un rapporto empatico.»
«Cosa hai combinato Mario?»

Lui fa finta di non aver sentito e continua a parlare.

«Ci siamo ritrovati a stare seduti vicini, ad ascoltare le relazioni vicini a commentarle ancora più vicini e piuttosto che sentirci in una sorta di imbarazzo reciproco, questa vicinanza fisica veniva sempre più confortata da una vicinanza mentale. Ero coinvolto dalle sue espressioni, inebriato dal suo profumo e tra l'altro quando poi la sua bocca si avvicinava tanto alla mia, percepivo il gusto dolce e alcolico del suo respiro. E mentre io cercavo di allontanarmi, Cristina si avvicinava sempre di più, lasciandomi in un alone di profondo e misterioso piacere, fino ad un totale invaghimento. Ad un certo punto ho spostato la cartellina dal supporto della sedia sulle gambe, perché con il mio stupore più forte, ho iniziato a sentirlo in "movimento" e di questo quasi mi vergognavo.»

Ascolto in silenzio, con attenzione e con tolleranza, anche perché mi sembra che l'abbia presa da lontano, per giustificare il finale che già si annunciava non più a sorpresa e del quale lui non aveva nessun bisogno di giustificarsi.

«Beh - dico - bello, no?»

«Certo Tonio, certo... tanto bello che questo nostro incontro è continuato per tutto il giorno. Abbiamo fatto la colazione di lavoro insieme, abbiamo salutato insieme i relatori, chiacchierato insieme con altri colleghi e sembrava o lei mi faceva sentire come un amico con cui avesse già condiviso altri congressi ed altri incontri. Il suo tratto così felice, spontaneo, sorridente, sentivo che mi faceva bene e che in me cresceva il desiderio che mi sembrava di aver cancellato del tutto.

Poi intorno alle 17 alla fine della giornata dei lavori, siamo saliti in camera. Entrati in ascensore si è avvicinata tanto da sfiorarmi con le sue le mie labbra ed una volta arrivati al piano mi ha sussurrato: "ti aspetto tra mezzora, sono nella camera 34". Mi ha voltato le spalle ed è andata via. Ho seguito con lo sguardo il suo ondeggiare sensuale delle anche e sono tornato in camera.

La mezzora è volata e rinfrancato da una doccia fredda ho raggiunto la camera 34. Lei mi ha aperto la porta mentre la sua vestaglia di seta bianca avvolgeva pudicamente il suo corpo e la apertura fino alla cintola, faceva già intravedere il suo seno nudo e prosperoso. È stato tutto travolgente: la passione, il desiderio mi hanno soggiogato e lei con me sembrava volesse non fermarsi mai. Cristina ammesso che gli avesse avuti, aveva perso del tutto i freni inibitori ed io confortato dai suoi baci dai suoi sospiri, dal suo desiderio di essere posseduta fino in fondo per ben due volte sono arrivato dentro di lei.

Poi appagati e storditi siamo corsi in bagno e la fredda acqua della doccia ha spento definitivamente il tutto.
Mi ha dato le spalle sussurrandomi di passarle l'accappatoio, quando ho notato nella parte esterna posteriore del cavo ascellare destro una neoformazione. Era piuttosto voluminosa e incautamente l'ho raggiunta con la mano per toccarla, per palparla: Cristina ha emesso un lieve grido, si è girata, mi ha fissato negli occhi e con un filo di voce mi ha sussurrato: "tra tre giorni ho l'appuntamento in clinica per la rimozione: non ho voluto fare né una biopsia, né un agoaspirato. Preferisco che la rimuovano chirurgicamente..e poi vediamo".

Il mio sguardo era perso del tutto, lei mi si è avvicinata, mi ha abbracciato, mi ha baciato con tenerezza e passione e nel dirmi "grazie è stato bellissimo, sei un bravo uomo e molto sensibile", ci siamo congedati.

Ieri l'altro in studio un collaboratore scientifico della dietetica, mi ha detto: "Dottore lei conosce la dottoressa Cristina?" ,"Si" ho risposto. "L' ho conosciuta al congresso di giugno dove sono stato". "È morta la scorsa settimana».
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Rubrica di pediatria a cura del dottor Antonio Marzano - pediatra di famiglia

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