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I Suv e la distanza di sicurezza

Rubrica a cura del dottor Antonio Marzano - Ex pediatra di famiglia

Nell'agosto del 1972 ho preso la patente di guida dell'automobile. Avevo 18 anni appena compiuti, e con grande meraviglia di mio padre, in occasione di una gita d'estate, gli chiesi di mettermi alla guida della Giulia e guidai così... senza sapere niente.

Non feci scuola guida, eppure in occasione dell'esame, lessi sia pure distrattamente quanto meno le regole. Ricordo le due che mi rimasero stampate in mente: divieto di suonare il clacson in paese e rispettare la distanza di sicurezza. Ora ad essere sincero anche io negli anni della giovinezza non sono stato sempre ligio nel rispettare queste regole. Tuttavia, se il clacson di tanto in tanto in paese l'ho utilizzato, la distanza di sicurezza sono certo di averla sempre rispettata. E non tanto perché "bisogna fare così" ma perché mi resi subito conto che, se non lo avessi fatto e non lo facessi, sarei poi responsabile, in caso di frenata improvvisa di chi mi precede di un tamponamento. Ma si sa, i tempi cambiano e così le buone abitudini degli automobilisti.

È vero, guidare sempre uguale è noioso e poi noi italiani, specie noi del sud, alle regole non siamo tanto affezionati. Ora però ho l'impressione ed è di questa impressione che vorrei rendere partecipi gli attenti lettori di BisceglieViva, che si sia fatto veramente un bel passo in avanti, credo anche sostenuto da una tipologia di mezzo di locomozione per la guida sportiva. E che su strade, ampie e magari poco trafficate questo mezzo di locomozione si sia trasformato da sportivo quasi a minaccioso: il Suv.

Nelle mani giuste (e ho l'impressione che siano la stragrande maggioranza) i "suvisti" sono automobilisti particolari che vanno doverosamente rispettati.

Qualche settimana fa, mentre raggiungevo la mia auto, piccola, bassa e poco ingombrante, nel parcheggio antistante l'ospedale civile di Bisceglie a fine turno Scap, mi sono ritrovato un bellissimo Suv che occupava, giustamente, tutto il tratto di strada. Non senza difficoltà, nell'arco di dieci minuti, sono riuscito a fare manovra e a dileguarmi. Nel mentre, una signora raggiungeva la sua auto, completamente bloccata: mi ha guardato e ha chiesto "È sua questa macchina?". Le ho risposto: «Le pare? Guardi che le conviene armarsi di santa pazienza perché chi ha lasciato l'auto così di certo aveva una gran fretta!».

La stessa fretta giustificata che sostiene i "suvisti" in una guida straordinaria. Il mostro d'acciaio, sempre tirato a lucido, lo vedo nello specchietto retrovisore, arrivare alle spalle sempre dico sempre inferocito. Sarà la sua forza esplosiva... ma mi raggiunge così e ho l'impressione che voglia fagocitarmi. Infine si posiziona con il suo enorme muso a un millimetro dal retro della mia auto e non si sposta manco per niente. Vuole la strada, vuole correre: è fatto così. Mi sposto sulla destra e scalpita alle mie spalle, sputando fuoco dal tubo di scappamento.

Non sempre riesce a sorpassare, perché non solo la sua mole è notevole ma ci sono anche le auto che arrivano di fronte. Ma lui niente. Il suo vigore è indomabile, arriva quasi a lambire il retro della mia umile auto, che, tapina, chiede scusa... Continua a urlare strada, magari con una strombazzata di clacson che quasi quasi solleva la mia auto dal manto stradale. Infine quando mi sposto quasi del tutto fuori strada, ecco che vomitando ardore e potenza indomabile, esercita un sorpasso, ributtandomi completamente nella polvere.

Troppo forti questi Suv alti grossi potenti: se rimane una frazione di secondo per osservare l'espressione del suvista, mi guarda, mo è, dall'alto in basso schifato, inferocito e sembra esclamare: «Ma cè vè facénne pe chèra mècchene? Rembambéte!»

E ha ragione. I Suv sono troppo forti. Altro che distanza di sicurezza... sono i Suv auto troppo potenti!
Che dire... vanno capiti, vanno giustificati. Insomma; il mondo cambia, per cui viva i Suv!
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Rubrica di pediatria a cura del dottor Antonio Marzano - pediatra di famiglia

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