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Un pediatra sul web

Policoro nel cuore

Rubrica a cura del dottor Antonio Marzano - Ex pediatra di famiglia

Autostrada deserta
ai confini del mare..

Dopo essermi lasciato sulla destra il casello autostradale di Bari Nord, mi ritrovo a dover mettere in pausa Chopin ed i suoi sublimi Notturni, perché la mia mente viene catturata da una bellissima musica con altrettante bellissime parole: autostrada deserta ai confini del mare... che cantata in italiano dal cantautore Antonello Venditti è però una composizione di Joe Cocker.

Ed ogni volta continuo a stupirmi di quanto deserta sia questa autostrada Bari Taranto. Mi sembra di percorrere uno grande spazio vuoto, diretto verso un altrettanto grande nulla, se non fosse poi che le indicazioni delle uscite parlino di grandi paesi come Gioia del Colle, Acquaviva delle Fonti ,Massafra e nonostante ciò l'autostrada rimane impietosamente deserta. Ma forse è proprio l'essere deserta il suo grande fascino: mi ispira sensazioni indefinibili ed uno stato d'animo alla " Deserto dei Tartari". Superata poi una grande curva, l'autostrada, già grande con le due corsie, diventa a tre corsie: enorme! Il mare del golfo di Taranto me lo ritrovo difronte, e poi mi accompagna alla mia sinistra nella lunga ed impegnativa strada verso Policoro. Ma prima c'è Metaponto, Riva dei Tessali, Gioiosa Marina e l'indicazione poi per le Tavole Palatine. È sufficiente spostare per una frazione di secondo lo sguardo a destra e sia pure coperto dalla vegetazione, si intravede il colonnato ancora maestoso, dopo duemila anni ,del Tempio Greco. È un tuffo al cuore e riaffiorano gli ormai spenti e sepolti ricordi degli studi di Storia dell'Arte con la professoressa Finocchiaro al Liceo Classico di Molfetta. Sia pure per un attimo, la visione fa riemergere il mondo finito per me da ormai tanti anni di questa eterna bellezza che è la Magna Grecia.

E si che riaggancio con lo sguardo attento la strada con il suo traffico, lo sfrecciare delle auto di grossa cilindrata nonché il loro rispetto approssimativo dei limiti di velocita. E subito dopo aver percorso un tunnel luminoso e lasciatomi sulla destra Scanzano ecco che arriva l'uscita per Policoro. A questo punto ho già doverosamente sepolto i ricordi nostalgici della Storia dell'Arte, e mi sono infilato nell'ansioso tunnel dell'Ospedale. Ho voluto accettare la sfida con me stesso per propormi, alle soglie dei miei settant'anni, come medico pediatra di guardia ospedaliero. Con questa decisione ho suscitato la riprovazione di alcuni, la preoccupazione della famiglia, i dubbi dei figli, ma rimettermi in gioco dopo 38 di pediatria di famiglia, in ospedale, in una comunità dove sarei stato un perfetto estraneo (carne aggiunta)e dove tra l'altro e lo sapevo molto bene, avrei dovuto acquisire competenze anche per la sala parto dove il pediatra viene richiesto in presenza con l'ostetrico, l'ostetrica e la infermiera della pediatria, sia prima sia durante il parto spontaneo o cesareo che sia, mi dava un senso di profondo disagio e di grande incertezza.

Ho letto, mi sono documentato, ma per questo travaglio, mi sono state e tutt'ora mi sono di grande aiuto il primario della pediatria la dottoressa Carmela Montemurro, il dirigente dott. Alfonso D'Alessandro, uomo e pediatra dotato di grande umanità e di grande pazienza. Li ho ripagati con la mia educazione, umiltà e puntualità. Ma poi tutto il personale infermieristico del reparto di pediatria, prevalentemente femminile, che mi ha capito e si è subito prodigato in consigli riguardanti sia la sfera professionale, sia quella umana, in un ambiente a me del tutto estraneo e con logiche interne da rispettare. Collaboratrici premurose, attente, preparate, correttissime e sorridenti. E tutto questo poi senza dimenticare l'aspetto più importante: la professione. Ho scoperto che la pediatria ospedaliera è molto ma molto diversa dalla ambulatoriale. Non voglio entrare nel merito, né voglio stilare una classifica, ma posso dire, ed ora a ragion veduta, che questa dell'ospedale è una pediatria molto diversa dalla ambulatoriale. Basta solo dire che qui, durante la guardia notturna, se sono assalito da dubbi o perplessità, non posso certo dire: signora non so di cosa si tratti con certezza, per cui le consiglio di andare in ospedale!! In ospedale ci sono io ora ed ho il dovere di fare la diagnosi e di impostare la terapia e nei limiti del possibile ed in collaborazione con tutti gli altri colleghi, disponibilissimi e correttissimi, di garantire la guarigione.

E questa mattina alle 6 sono stato chiamato in pronto soccorso per una bambina con febbre. L'ho visitata e rivisitata ma senza fare diagnosi. A questo punto ho consigliato il ricovero piuttosto che mandarla a casa con la sola tachipirina. In medicheria l'ho auscultata per un'altra volta: niente il torace muto. I genitori hanno cominciato a guardarmi straniti, ma ho mantenuto la mia espressione serena e sicura. La bambina ha iniziato a lamentare un dolore durante la tosse all'emitorace sinistro ed è stato solo quando dopo aver richiesto un rx torace, ho letto il referto e ho ringraziato il Signore di averla ricoverata, perché, si che il radiologo ha descritto un focolaio di 4 cm, ma ha anche consigliato di richiedere una tac torace perché anche a lui la storia era non chiara. Ne ho parlato poi con il collega Alfonso e lui mi ha accennato alla possibilità che potesse trattarsi di altro che un focolaio bronco pneumonico. Ed io ho esclamato: no... speriamo proprio di no! Così l'ho salutato e ho guadagnato l'ascensore.

Il trillo del telefono della mia camera di medico di guardia, durante la notte è cosi forte e minaccioso che sento poi i passi sopra di me e le porte che si aprono e chiudono in Ostetricia che si trova di fronte a me. Vieni Antonio... hanno chiamato... dobbiamo andare in sala parto: la partoriente era in pieno travaglio. Alfonso ha preparato l'isola neonatale: con la lampada che riscalda il piccolo lettino, ha acceso l'ossigeno, ha preparato l'aspiratore. E mentre la capo sala della pediatria mi guarda sollecitando la mia attenzione, nella camera a fianco, sotto gli occhi vigili della collega ostetrica e con le dita della ostetrica che si muovono come quelle di una pianista e con il conforto del battito cardiaco al cardiotogografo, osservo commosso e attento al parto... sono minuti importanti... importantissimi... l'ostetrica bravissima opera una corta episiotomia ed il pianto di Clohe esplode con uno scoppio di lacrime della neo mamma. Il miracolo della vita è compiuto e il pediatra prende in carico la neonata.

Grazie: Policoro nel cuore!
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